06/06/2024 - Il nuovo modello della Zes unica per il Mezzogiorno alla prova dell’interesse delle imprese. Possono essere inviate dal 12 giugno al 12 luglio 2024 le comunicazioni (all’Agenzia delle entrate) relative alle spese sostenute dal 1° gennaio 2024 e a quelle che si prevede di sostenere entro il prossimo 15 novembre per accedere al credito d’imposta riconosciuto in relazione agli investimenti realizzati nella Zes unica Mezzogiorno. È quanto stabilisce il decreto del 17 maggio scorso del ministro per gli Affari europei, il sud, le Politiche di coesione e il Pnrr nell’ambito delle misure per il rilancio del Sud del Paese, a favore delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna.
Il decreto ha stanziato un miliardo e 800 milioni in totale. Il credito varia, a seconda che si investa più o meno di 50 milioni di euro e a seconda della tipologia di azienda, piccola, media e grande impresa. E non per tutte le regioni lo sgravio è uguale. Per le piccole imprese che investono fino a 50 milioni di euro (nella misura massima consentita) in Puglia, Calabria e Sicilia lo sgravio è del 60 %. Del 50% in Basilicata, Molise e Sardegna. Del 35% in Abruzzo. Per le medie imprese che investono sino a 50 milioni in Basilicata, in Sardegna e Molise si scende al 40% contro il 50% di Puglia, Campania, Calabria e Sicilia; solo il 25% in Abruzzo.
Per le grandi imprese che investono oltre 50 milioni in Basilicata, Sardegna e Molise riceveranno il 30% contro il 40% di Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Solo il 15% in Abruzzo. In realtà c’è una deroga speciale, e un incentivo che può arrivare sino al 70%, in due aree particolari, Taranto in Puglia e il Sulcis in Sardegna, interessate dal programma Just transition fund finanziato con i fondi Ue. Ricordiamo che c’era molta incertezza sulle agevolazioni della Zes unica, di cui manca ancora il piano strategico. Bisogna inoltre fare attenzione ai beni e alle attività oggetto di facilitazione fiscali. Se i beni oggetto dell’agevolazione non entrano in funzione entro il secondo periodo d’imposta successivo a quello della loro acquisizione o ultimazione, il credito d’imposta è rideterminato escludendo dagli investimenti agevolati il costo dei beni non entrati in funzione. Ma, al di là degli aspetti strettamente fiscali e giuridici, è il nuovo modello di sviluppo a favore del Mezzogiorno che è atteso alla prova, con il passaggio da una visione regionalistica a una più ampia per macroarea.