20/10/2023 - Si investe di più al Sud. Più precisamente c’è maggiore propensione ad investire. Il quadro storico generale è di grave incertezza, dagli strascichi della pandemia, alle guerre dentro e fuori l’Europa, alla politica economica europea restrittiva. Sono tutti fattori che rallentano gli investimenti. Eppur si muove. Secondo il rapporto Srm del centro studi Impresa San Paolo su un campione di 700 imprese manifatturiere nazionali, il Sud (circa 300 società) registra un calo di 6 punti percentuali rispetto alle edizioni precedenti, ma con la sua quota del 43% di imprese investitrici si piazza comunque in cima alla classifica, superando anche il dato medio italiano del 40%. A traghettare la spinta all’innovazione ci sono più di 15mila piccole e medie imprese innovative e startup (cresciute del 51,5% in sei anni) insieme al più alto tasso di imprenditorialità giovanile, pari al 9,4% contro l’8,1% del resto d’Italia. Un contributo rilevante e significativo alla crescita economica di tutto il Paese, grazie al coraggio di chi vuole rendere il Sud un potente motore di innovazione.
In aumento anche gli investimenti in formazione e ricerca, stimati al 7% medio nazionale contro il 9,2% del Mezzogiorno, nonostante un lieve calo rispetto al 2022. In crescita anche l’attenzione a bioeconomia, sostenibilità e green, da cui si attende una crescita media nel prossimo triennio pari al 10,1% solo nel Sud, e del 7,4% in tutta Italia. La propensione agli investimenti è rivolta a tantissimi ambiti economici. Tra questi spiccano soprattutto quelli più innovativi e tecnologici come il digitale, dove le imprese meridionali investono il 38,8% delle loro risorse, contro il 37,2% del resto del Paese, con un consistente nuovo numero di start up. Start up che non significa necessariamente impresa giovanile, come sottolineava del resto Mattia Voltaggio, responsabile di Joule, la scuola di Eni per l’impresa, a Potenza la scorsa settimana nel presentare il progetto “Basilicata open lab”. Start up è ogni idea che incontra il mercato. Idee che devono essere supportate anche da un contesto territoriale adatto. Ne è convinto del resto il presidente della Basilicata, Vito Bardi.
“Noi come Regione Basilicata vogliamo essere appetibili per i nuovi investitori”, ha detto il governatore ospite dell’annuale appuntamento dei giovani industriali a Capri. “È ovvio che la pubblica amministrazione attuale non è pronta per questa sfida, soprattutto al Sud”. Con il Pnrr, ha aggiunto, “dobbiamo velocizzare gli investimenti, la tagliola del 2026 metterà in evidenza - anzi già lo fa - i limiti del sistema Italia, al punto che alcune opere sono state già spostate nella nuova programmazione, con un orizzonte spostato al 2030. Le imprese sono attrici protagoniste del PNRR. Senza le imprese non potremo mettere a terra il Pnrr. Il Pnrr è un grande treno per il paese, ma non è l’ultimo. Serve (ed è mancata fino a oggi) una visione strategica”.