A group of friends talking in the street after class

Giovani e lavoro, l’incognita del Sud

Nel 2022 aumentano gli inattivi. In Basilicata i laureati lucani trovano lavoro, ma più spesso fuori regione.

02 giugno 2023
2 min di lettura
02 giugno 2023
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02/06/2023 - L’Italia non è un Paese per giovani. Lo sapevamo. È un Paese a due velocità, e anche questo era sufficientemente noto.  Aumentano i giovani inattivi, altro dato che da un po’ di anni ritorna in tutte le statistiche. L’ultima è quella di Confartigianato, che ci mette di fronte a una realtà poco rassicurante: nel 2022 sono aumentati i giovani inattivi, sfiorando il tetto degli 1,6 milioni e lasciando l’Italia nelle ultime posizioni della classifica europea. Il rapporto contiene anche l’Indice nazionale dei territori youth-friendly per impresa, secondo il quale la locomotiva che offre ai giovani le condizioni migliori per lavorare resta saldamente ancorata al Nord. La maglia nera è alle nostre latitudini: Molise, Sardegna, Calabria, Sicilia e Basilicata. In un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno di qualche giorno fa, la prorettrice alla didattica dell’Università della Basilicata, Patrizia Falabella, con molta onestà ammetteva che i laureati lucani trovano sì lavoro (e questo è un buon dato, certificato da Almalaurea) ma più spesso fuori regione. La formazione c’è (triennale, magistrale, dottorati, master), le competenze pure, quello che non si riesce a mettere a regime è il mismatch tra domanda e offerta. Una delle possibili soluzioni, sollecitata anche dall’ex assessore regionale alle Attività produttive, Alessandro Galella, è indicata nei dottorati innovativi a connotazione industriale che ricevono dal Ministero il 50 per cento dell’importo della borsa lasciando l’altro 50 per cento all’impresa disposta ad accogliere, in sinergia con i progetti di ricerca dell’Ateneo, i giovani dottorandi. La misura per ora in Basilicata non ha avuto molta fortuna. È evidente che nella Basilicata dell’inverno demografico non è mai un solo fattore che può invertire una tendenza. Però bisogna fare attenzione alla logica del “non si può”, “non basta” o “serve ben altro”. Perché è la logica del “tutto o niente”, rischiosa, arrendevole davanti all’incremento di quei dati negativi che ricordavamo sopra. Al netto del recupero del gap generazionale e territoriale che prometteva il Pnrr, c’è oggi consapevolezza su un fatto ineludibile. Il futuro dello sviluppo del Sud, dopo la stagione dell’illusione della decrescita felice, non può essere solo affidato alle vie del turismo. È più complesso, di certo non può escludere la componente industriale. In fondo sapevamo anche questo ma, soprattutto a cavallo tra vecchio e nuovo secolo, l’avevamo dimenticato. 

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