17/03/2023 - Cresce l’imprenditoria straniera, cala quella italiana. La rincorsa della prima non compensa la decrescita della seconda. Un po’ come per l’indice demografico. Integrazione è dunque la parola magica, attuale, necessaria, inevitabile. Negli ultimi cinque anni l’imprenditoria straniera ha fatto registrare una crescita del 7,6% a fronte di un calo delle imprese di nostri connazionali del 2,3%. Sono i dati di un report recente di Unioncamere-InfoCamere, che sottolinea come il dato sia ormai strutturato e coincida con un dinamismo anagrafico sconosciuto alle imprese avviate da persone nate in Italia. In termini assoluti, dice il report, queste dinamiche non riescono a compensare la scomparsa di attività italiane: dal 2018 a oggi, le imprese di stranieri sono aumentate di 45.617 unità mentre le non straniere sono diminuite di 126.013 unità, cosicché il totale complessivo della base imprenditoriale del paese si è ridotto di 80.396 imprese. Il numero di aziende condotte da stranieri può essere un parametro utile per misurare l’integrazione lavorativa degli immigrati in Italia e la loro partecipazione nel sistema produttivo. Com’è messa la Basilicata? Intanto ecco quanti sono i residenti stranieri residenti: 22.184 secondo il censimento dell’Istat al 31 dicembre 2022, di cui 11.143 a Matera e provincia, poco meno a Potenza. Per quanto riguarda le attività d’impresa avviate dagli stranieri esse rappresentano il 4% del totale. Il report Unioncamere dice che il saldo a Matera nel periodo 2018/2022 è di + 140, con un incremento percentuale del 16, 5% (quelle italiane registrano un -282 equivalente a - 1,3%). A Potenza si registra un +109 pari a un incremento percentuale dell’8,3% rispetto a un calo delle imprese italiane dello 0,5 % (-188). È l’edilizia il settore che registra l’incremento maggiore. Negli altri settori il trend è parallelo a quello delle imprese nazionali (in crisi il manifatturiero, ad esempio). Solo in due settori, pur crescendo, le imprese stranieri sono nettamente distanziate dalle imprese italiane, quello dei servizi alle imprese e quello della fornitura di energia. La forma largamente prevalente resta ancora quella dell’impresa individuale (74,1%) laddove per le attività degli italiani questa quota da alcuni anni è ormai scesa stabilmente sotto la soglia del 50%.