10/02/2023 - L’ambiente è un equilibrio ballerino tra la natura e l’uomo. Non sempre gli interventi e le opere sono pezzi a incastro perfetto nell’ecosistema spontaneo di terra, acqua, aria che pure va governato, “addomesticato” per i bisogni che mutano, per la prevenzione dei rischi, per la riduzione dei disagi sociali. Ma come si fa a trovare l’equilibrio perfetto? Come si rimedia ai disequilibri prodotti, spesso anche non volontari, come si “aggiusta” il grande puzzle di tutti i fattori ambientali? Prendiamo il rapporto tra il mare e le coste. La Basilicata è una regione montana, ma ha ben due sbocchi al mare, completamente opposti dal punto di vista oro-geografico, tanto a strapiombo sono i 30 chilometri della fascia tirrenica di Maratea, quanto piatto è il lunghissimo litorale jonico. Uno dei problemi di cui si discute da anni è l’erosione costiera. Riguarda entrambe le coste ma sulla fascia del Metapontino è ormai una emergenza. È davvero solo la prepotenza del mare a ingoiare la spiaggia e a minacciare il nostro posto al sole? Qualche giorno fa la Giunta regionale ha approvato le modalità attuative per l’aggiornamento del Piano Regionale delle Coste (PRC) per capire lo stato di “sgretolamento” dei litorali e definire in quale modo operare per ristabilire gli equilibri ambientali compromessi. L’assessore regionale all’Ambiente, Cosimo Latronico, ha presentato il piano a Bernalda, nel cuore dell’area di crisi, ed è stato molto chiaro nell’analisi. “Negli ultimi decenni – ha spiegato - il deficit di trasporto solido dei corsi d’acqua della Basilicata ha determinato, con particolare rilevanza lungo la costa ionica, una crisi del sistema di alimentazione del litorale modificando sensibilmente gli equilibri che regolano la dinamica costiera”. La realizzazione di invasi destinati ad uso irriguo, plurimo, industriale o per la produzione di energia elettrica, che hanno interessato la regione Basilicata tra il 1955 ed il 1994, tutti fiumi ad eccezione del Cavone, hanno deviato e dunque sensibilmente ridotto l’apporto di sedimenti verso la costa. Un processo lento, lentissimo, troppo spesso attribuito semplicemente alla “cattiveria” del mare o all’occupazione edilizia a pochi metri dalla spiaggia. Ora si corre ai ripari. Innanzitutto, bisognerà conoscere meglio quello che è accaduto e ancora accade, ha assicurato Latronico, per avere un data base a supporto del sistema informativo che sarà reso possibile grazie a tecniche di rilevamento e monitoraggio sia satellitari che attraverso l’uso di droni specializzati. Attività per la quale il dipartimento ambiente della Regione sarà supportato da I.N.G.V. (istituto italiano di geofisica e vulcanologia) e dall’Agenzia Spaziale Italiana. L’obiettivo finale è intervenire a monte al fine di orientare il cammino dei sedimenti idrici verso la costa. Noi potremo continuare ad avere un posto al sole e l’equilibrio delle spiagge sarà più sostenibile. Sempre che Nettuno tenga a bada le mareggiate.