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Il valore delle risorse

L’ossessione ricorrente, quando si parla di Sud, è la quantità dei soldi investiti. Le riflessioni di Carlo Borgomeo.

17 febbraio 2023
2 min di lettura
17 febbraio 2023
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17/02/2023 - “Con una felice battuta, Giuseppe De Rita denunzia che chi si è occupato di Sud è stato condannato alla ‘metrica’, cioè a girare con un metro in mano per misurare la consistenza dei trasferimenti e i divari di PIL”La battuta di De Rita è il filo conduttore del bel libro di Carlo Borgomeo dedicato al Mezzogiorno. Si intitola: “Sud, il capitale che serve”. Ma quale capitale serve? Le risorse sono soltanto un conto economico o anche il valore di un luogo? L’ossessione ricorrente, quando si parla di Sud, è la quantità dei soldi investiti, mai troppi per alcuni, fin troppi per altri. Borgomeo, nome storico della ricerca sul Mezzogiorno, ha ripercorso le tappe fondamentali di oltre 70 anni di interventi straordinari al Sud: dalla creazione della Cassa del Mezzogiorno nel 1950 alla creazione della Agenzia di Coesione.
Qual è il nuovo paradigma di intervento che suggerisce l’autore? Partire dalla domanda dei territori e non da una generica offerta centralizzata, come spesso accade ancora oggi per le enormi risorse programmate. Tenendo conto dei divari di cittadinanza, delle condizioni di vita, della qualità delle relazioni sociali più che del divario di PIL come il fattore che misuri il ritardo del meridione rispetto alle parti più sviluppate del Paese e che punti sull’accrescimento di capitale umano come elemento nodale per il suo sviluppo.
In fondo è il senso del dibattito pubblico lucano di questi giorni. Solo pochi giorni fa il presidente Bardi e l’assessore regionale all’Ambiente, Latronico, sono ritornati sul modello bonus gas in una lettera inviata al ministro Pichetto Fratin per chiedere di tener conto della specificità del territorio lucano anche in materia di rinnovabili.
In sostanza – questo è il ragionamento – visto il contributo che la Basilicata sta dando per la transizione energetica sarebbe auspicabile che una quota dell’energia prodotta da impianti connessi alle rinnovabili possa essere riconosciuta al territorio esattamente come avviene per le risorse minerarie che hanno poi garantito l’erogazione del gas gratis. Cambia la prospettiva. Da un’idea generica di trasferimento di risorse dallo Stato alle regioni, a una programmazione che assecondi la vocazione territoriale e spinga il valore delle competenze verso quel tipo di ricchezza endogena. Insomma, l’autonomia non spaventa la Basilicata. Che chiede, per il suo sviluppo, di impiegare quello che ha. La Regione conta di avere una prima risposta sul “Bonus energia elettrica” già nel prossimo Consiglio dei ministri in cui si discuterà del decreto legge sulle semplificazioni del Pnrr. 

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