23/03/2022 - Una cosa abbiamo capito: dobbiamo convivere ancora per un po’ di tempo con le nostre paure e con i fattori che le hanno generate. Forse non siamo alla quinta ondata di Covid ma è un dato che Omicron 2 ha trovato un’autostrada libera senza ingorghi proprio in alcune regioni del Sud, tra cui la Basilicata. Così la fisarmonica della crisi sanitaria si allarga di nuovo, proprio nei giorni in cui immaginavamo che la fine dello stato di emergenza prevista per il 31 marzo potesse regalarci un “liberi tutti”, e si accavalla con le “notizie estere”. Chiamiamole così, anche contenendo le parole sappiamo bene di essere su un ottovolante e può bastare questa consapevolezza per aggiungere che non è tempo di rumbe locali, di nessun genere, perché gli effetti di quelle notizie ce le abbiamo in casa ad ogni latitudine, anche in Basilicata. Ci sono negoziati ben più decisivi per dilatare quelli domestici. Serve un fronte comune, responsabile, per le sfide enormi che abbiamo davanti per costruire la ripresa già programmata, finanziata, da attuare con mille variabili. Proviamoci, almeno. La Basilicata è strategica per il Paese da molti punti di vista, quello energetico, ma non solo. Siamo su una rotta di incrocio dei popoli, tra approdi del Mediterraneo e i nuovi rifugiati dell’Est in una nuova geografia dell’integrazione tutta da disegnare. Nessuno si aspetta “cento uomini d’acciaio” ma un realismo operativo su quell’ordinario che ognuno per la propria parte è chiamato a fare. Il presidente di Confindustria, Francesco Somma, spinge sul gas gratis ai lucani per trovare rimedio alla crisi energetica. C’è un disagio sociale diffuso, di imprese, lavoratori, cittadini, che va ascoltato, affrontato. Senza alibi e con coraggio. Possibilmente arginando frastuoni di sottofondo.