11/02/2022 - L’emergenza sanitaria c’è e va oltre il Covid. Se la curva del virus con cui siamo in guerra da due anni cala, non va di pari passo quella delle altre patologie rimaste in lista d’attesa a causa di mesi di isolamento, di varchi vietati in ospedale, di reparti riconvertiti, di medici fagocitati dall’emergenza. L’intesa tra l’azienda ospedaliera di Potenza e quella di Matera per accorciare le liste d’attesa non può che essere salutata, dunque, come un buon segnale di coesione e solidarietà “intramoenia”. In attesa di un nuovo piano sanitario, bloccato dalla pandemia ma da rivedere alla luce dei nuovi bisogni emersi soprattutto in merito ai servizi territoriali, la Basilicata prova a superare la logica competitiva interna degli ultimi anni e ad ottimizzare il meglio che ha, anche in una logica di contenimento dell’emigrazione sanitaria. Con medici e intere equipe operatorie in prestito (ovviamente con una spesa che passa dall’azienda “ausiliatrice” a quella “ausiliata” ma che comunque rimane nel bilancio regionale), l’obiettivo è infatti quello di frenare la corsa all’esodo anche per interventi non complessi e patologie abbastanza comuni. Anche un modo per incentivare e premiare economicamente il personale medico. L’accordo è stato stipulato tra il direttore generale del San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera, e la sua omologa materana, Sabrina Pulvirenti, spezzando finalmente la storica concorrenza tra le due città lucane.
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