11/02/2022 - In Italia ci sono sempre meno bambini. È un vero e proprio crack demografico ma non lo scopriamo oggi: si tratta di un trend di lunga data. Rispetto al 2008, anno in cui la fase di calo della natività è cominciata, nel 2020 la percentuale di primi figli è calata del 32,5%. I nati in totale nel 2008 erano 576.659 contro i 404.892 del 2020. Una differenza di 171.767, considerando anche che, sempre nel periodo preso in considerazione, il trend di nascite ha subìto una costante diminuzione. La bandiera nera spetta al Mezzogiorno, dove il calo è cominciato prima (nel 2002), pur aggravandosi dal 2008. In Basilicata, dal 2002 al 2020 si è verificato un calo in percentuale di circa il 34% relativo alla provincia di Matera, per quanto riguarda la natalità. Leggermente meglio la provincia di Potenza, che ha registrato un calo, nello stesso periodo, di circa il 30%. Certo, l’Italia è un paese mediamente anziano: al primo gennaio 2021 l’età media era di 45,9 anni, in crescita rispetto al 2007 (45 anni). Anche la pandemia è uno dei fattori che spiegano il crollo delle nascite. Per cercare di invertire, o quantomeno rallentare, il trend è necessario intervenire su quei temi strettamente collegati, come le politiche occupazionali e i servizi per la prima infanzia. Ad ogni modo, la consapevolezza sul problema è forte e il PNRR, che prevede “miglioramenti marcati” per quel che riguarda occupazione femminile e giovanile, è il punto di partenza che consente di immaginare un futuro diverso per quel che riguarda le nascite.