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Città, piccolo è bello. Ma servono i servizi

Con la pandemia e lo smartworking si torna a preferire la vita nelle cittadine o in campagna, dove la qualità della vita è migliore.

17 dicembre 2021
2 min di lettura
17 dicembre 2021
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17/12/2021 - Con lo smartworking ritorna la vita nei piccoli borghi con più di un italiano su due (54%) che vorrebbe lasciare la città per andare a vivere in campagna, spinto dalla ricerca di una migliore qualità della vita ma anche dalla paura della pandemia.

Il dato, come tendenza, emerse immediatamente già nelle prime settimane del lockdown dello scorso anno. Ora viene confermato dall’indagine Coldiretti/Notosondaggi in riferimento all’accordo con le parti sociali sul Protocollo nazionale per la contrattazione collettiva sul lavoro agile nel settore privato, proposto dal ministro Andrea Orlando. Un orientamento che restituisce protagonismo alle aree interne come la Basilicata che combattono con il lento e finora inarrestabile calo demografico.

Proprio nei giorni in cui la variante Omicron ci costringe a fare di nuovi i conti con una condizione di emergenza che speravamo di aver archiviato, la geografia del Paese offre una soluzione a chi ha la possibilità di lavorare in smartworking.

In 5.500 piccoli comuni italiani con meno di 5 mila abitanti – dice la Coldiretti - il distanziamento è infatti garantito per i 10 milioni di abitanti che dispongono di oltre il 54% del territorio nazionale mentre i restanti 50 milioni devono dividersi il resto dello spazio, cioè meno della metà. “Un cambiamento che contribuisce a far guardare le campagne non solo come meta per gite fuori porta, tanto che il mercato immobiliare delle case in zone rurali o in piccoli borghi – evidenzia Coldiretti – registra aumenti sui siti specializzati. La vita in campagna risulta essere più sicura perché garantisce il rispetto delle distanze che nelle aree rurali si misurano in ettari e non in metri rispetto alle metropoli segnate da una forte densità di popolazione”. C’è anche un altro fenomeno da considerare, per ora una tendenza americana che potrebbe sbarcare presto alle nostre latitudini: è il fenomeno del “bournout” cioè delle dimissioni al tempo della grande ripresa. La ripartenza dell’economia con previsioni ottimistiche del Pil porta a sorpresa anche il rifiuto, l’abbandono volontario del lavoro proprio mentre i governi, con modalità e strumenti diversi, cercano soluzioni per contrastare la disoccupazione esplosa durante la pandemia. C’è insomma una platea potenzialmente vastissima che potrebbe essere interessata all’Italia “minore”, cioè non metropolitana.

Eppure, al di là di una rilassante attrattività di una dimensione rurale resta il problema di garantire servizi essenziali digitali a queste aree così centrali nel nostro immaginario.

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