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Basilicata, fare oggi pensando a domani

Serve una regione efficace che rompa gli indugi sul futuro e vada avanti partendo dalla propria autobiografia.

26 novembre 2021
3 min di lettura
26 novembre 2021
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26/11/2021 - Bonomi, il presidente di Confindustria, la chiama “la guerra delle bandierine”. Il riferimento, molto critico, è alle previsioni della prossima legge di bilancio. Il segretario regionale della Cgil, Summa, dice che non è più tempo di “buoni propositi”, bisogna scegliere e agire. Il presidente della Regione, Bardi, affida il futuro della Basilicata al piano strategico della sua Giunta, arrivato “provvidenzialmente” in ritardo, perché se fosse stato scritto prima del Covid – considera – sarebbe oggi carta straccia. Il bene e il male non sono mai netti. Ci vuole il filosofo Eraclito, citato da Francesco Somma, capo degli industriali lucani, per mettere tutti d’accordo, “non c’è nulla di immutabile se non l’esigenza di cambiare”. E il Mezzogiorno, come il resto del Paese (ma gli orizzonti sono globali), è dentro il cambiamento, dentro la grande transizione che si accompagna a opportunità e rischi. Su come “transitare” è ancora Bonomi, dopo aver mitragliato contro tutti, a dare la linea: non è necessario che tutti gli attori del cambiamento vadano d’accordo, è utile però che vadano dalla stessa parte. Insomma, tempo scaduto per le contrapposizioni, la ricostruzione chiede coesione e sguardo lungo. È questo il senso della giornata in cui Confindustria accende la riflessione sulla ripartenza del Mezzogiorno. Sala pienissima a Potenza, al teatro don Bosco, per un dibattito al quale hanno partecipato – connessi a distanza e dunque senza repliche come invece avrebbe voluto Bonomi – tre esponenti del Governo: il ministro dei Trasporti, Enrico Giovannini, il ministro del Sud, Mara Carfagna e il viceministro dello Sviluppo economico, Alessandra Todde. Il PNRR - concordano tutti – è un’occasione che non può essere sprecata ma bisogna fare oggi pensando a ciò che verosimilmente accadrà domani e anche dopodomani, quando la crescita del Pil, prevedibilmente galoppante nell’immediato post pandemia, tornerà ad essere contenuta, con l’aggiunta di un possibile ritorno del patto di stabilità, sia pure rivisto nei parametri: come faremo a smaltire l’indebitamento se non piantiamo bene oggi i pilastri per la sfida competitiva, la crescita, le riforme? Al motore Mezzogiorno serve energia per chiudere la partita sui “grandi classici” delle opere infrastrutturali che compaiono periodicamente in tutti i piani strategici per il Sud. Serve energia intesa innanzitutto come capitale umano formato e adeguato alle sfide (il ministro Carfagna si riferisce alle figure professionali per l’attuazione del PNRR, Bonomi ai lavoratori che non si trovano, contro ogni previsione di disoccupazione di massa temuta per la fine del blocco dei licenziamenti). Ma energia anche nel senso letterale della parola. Questione non secondaria per la Basilicata. È Somma a sottolineare la necessità di una neutralità ideologica e tecnologica, rispetto alle questioni della transizione ecologica, che deve essere affrontata, però, con tempi realistici e che ha bisogno, rispetto ai progetti in campo, di meno burocrazia. Del resto era stato, con una lettera aperta, il responsabile del Distretto meridionale dell’Eni, Eugenio Lopomo, alla vigilia dell’appuntamento di Confindustria, a sottolineare che “la sfida della transizione ecologica è enorme, globale e di lungo periodo” e che la Basilicata in questa partita “è tutt’altro che periferica e marginale”, anzi “essa può diventare un vero modello italiano”. Serve certezza sugli iter autorizzativi. Serve, insomma, una Basilicata efficace che rompa gli indugi sul futuro e vada avanti partendo dalla propria autobiografia non sempre felice ma innegabilmente non confusa nel quadro meridionale, lineare e mai retorica rispetto ai suoi obiettivi. 

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