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La questione migranti nella Basilicata moderna

La conversione del modello sociale ha posto anche qui il problema della cura affidata a persone esterne al nucleo domestico.

10 settembre 2021
1 min di lettura
10 settembre 2021
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10/09/2021 - I meccanismi della globalizzazione non risparmiano la Basilicata, nel bene e nel male. La conversione del modello sociale strettamente familiare in un vivere frammentato tipicamente contemporaneo ha posto anche qui il problema della cura affidata a persone esterne al nucleo domestico. Del resto i casi di Covid nella Rsa nel periodo caldo dei contagi ne erano un segnale evidente. Se la modernità crea un nuovo tipo di domanda si crea anche l’offerta corrispondente. Con i rischi di derive patologiche che spesso contraddicono tradizioni, storie, comportamenti consolidati di una comunità. Così può essere letta la notizia della tratta delle moldave in Basilicata. La notizia, già insopportabile di per sé, è tanto più grave se solo si pensa alla lunga e sofferta storia di emigrazione dei lucani. È importante però ricordare che in questo settore, quello cioè del governo dei flussi migratori, esistono ancora strumenti amministrativi di grande civiltà di cui questa regione si è dotata, già nel 2015, su proposta del Coordinamento per le politiche a favore dei migranti. Un servizio di incontro tra domanda e offerta attraverso i centri per l’impiego di cui il governo regionale dell’epoca rafforzò il personale. Oggi l’Agenzia regionale per il lavoro attende un direttore nuovo e molti servizi si sono inceppati. Così come rimane aperto ma incerto il futuro della Città della pace dopo la morte di Betty Williams (con la promozione fatta qui da Sharon Stone) e, forse la causa principale, il cambio di inquilino a Via Verrastro. La bella notizia che possiamo aggiungere è che i profughi afgani arrivati a Potenza stanno bene e sono stati accolti con grande calore e fratellanza. 

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