03/09/2021 - Sembra paradossale, ma la Basilicata è termometro privilegiato in Italia per capire lo stato di salute dell’economia globale. Una delle regioni più restie allo sviluppo industriale è, in realtà, uno dei territori maggiormente esposti alle inevitabili oscillazioni della globalizzazione. Quando diminuiscono i barili di petrolio estratti – e dunque le royalties versate alla Regione – o quando diminuisce il numero delle immatricolazioni di autovetture Fiat – com’è avvenuto nel mese di agosto, che ha fatto registrare un 36,3% rispetto allo stesso mese del 2020 delle immatricolazioni del gruppo Stellantis – tutti si allarmano, dai politici ai sindacalisti, perché temono, giustamente, riduzione delle entrate e, nel migliore dei casi, la cassa integrazione per gli operai. Eppure nessuno vuole accettare che l’economia della Basilicata – la sua parte più importante, consistente, determinante – è pienamente inserita nelle logiche più complesse della globalizzazione. La più bucolica delle Regioni è termometro privilegiato dell’andamento della globalizzazione. Dall’area industriale di Tito al Polo del salotto nel Materano, dallo stabilimento Stellantis di Melfi ai pozzi petroliferi della Val D’Agri, il grosso dell’economia lucana è pienamente mondializzato. Un bel paradosso – e forse una simpatica nemesi – per una Regione sempre più attratta da ideologie neo-bucoliche e anti-sviluppiste.