16/07/2021 - Sono uno scrittore e un critico letterario, ma confesso che non ho mai capito a cosa serva una Facoltà di Lettere a Potenza. Non sono mai stato favorevole alla proliferazione sui territori di Università cittadine e regionali, soprattutto perché molti corsi proposti non sono all’altezza di quelli dei grandi atenei, e poi perché le Facoltà sono spesso avulse dal contesto economico del territorio.
In Basilicata ci sono eccellenze nel campo industriale, della ricerca e dell’innovazione, ma spesso fanno fatica a trovare figure professionali adeguatamente formate. Anziché fare in modo che il maggior numero possibile di laureati abbia un’adeguata formazione per operare concretamente nel contesto regionale, si continuano a sfornare lauree utili solo a partecipare ai concorsi pubblici. Dopodiché è fondamentale – ma non dovrei nemmeno sentire il dovere di ribadirlo – che la letteratura sia pilastro dell’offerta accademica. Ma che senso ha competere con Università come quelle di Napoli, Palermo, Roma, Pisa, Bologna, Milano, Torino e Venezia? In Basilicata abbiamo bisogno di esperti di chimica, di energia, di ingegneria, di robotica, di biochimica, di informatica, di marketing, di economia, ecc., ed è importante che l’Università, pur mantenendo saldo il sacrosanto principio dell’autonomia didattica, non smetta mai di confrontarsi con la concreta situazione economica del territorio. Sarebbe assai utile se l’Università degli studi della Basilicata aprisse un tavolo permanente di discussione con i grandi protagonisti dell’economia regionale, affinché studiare a Potenza non significhi più “risparmiare”, ma trovare un percorso formativo veramente utile.
Andrea Di Consoli