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Non basta resistere, dobbiamo costruire

Siamo chiamati in causa tutti ad allungare lo sguardo su quello che di positivo germoglia autonomamente nel tessuto sociale.

30 luglio 2021
2 min di lettura
30 luglio 2021
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30/07/2021 - C’è uno scarto nel racconto della Basilicata, uno scarto tra quello che viene percepito all’esterno della regione e quello che rimane nella sensazione dei lucani. La terra ricca del vantaggio esplorativo che la scarsa conoscenza (se si esclude Matera) ancora offre, diventa, dentro le mura, un luogo da definire per sottrazione, per assenza, per mancanze. Un luogo in cui bisogna resistere. Ma la resilienza non basta più, dice Peppone Calabrese, il gastronomo di Potenza che racconta l’Italia della buona cucina (e quando può sempre un pezzo della Basilicata) dallo schermo di Linea Verde. È ora di costruire. Cambiando possibilmente il tono psicologico, suggerisce Giampiero Perri, perché un atteggiamento di perenne critica indebolisce gli anticorpi sociali, culturali, psicologici di una comunità. Siamo chiamati in causa tutti, attori e “spettatori” sociali, chiamati ad allungare finalmente lo sguardo su quello che di positivo germoglia autonomamente nel tessuto sociale senza protezionismo politico (ma la politica ha le sue responsabilità, sottolinea l’editorialista della Nuova, Nino Grasso in uno scambio di idee organizzato da Orizzonti).

Ora c’è un nuovo mondo. Il Covid è arrivato in Basilicata in uno dei momenti più splendenti della sua storia, quando bisognava raccogliere l’eredità della grande occasione di Matera 2019. Lo racconta bene Rossella Tosto, direttrice di Trm, protagonista di quell’esperienza. Ma quello spirito è riuscito a creare coesione in tutta la Basilicata? La dobbiamo creare per forza, in ogni caso, a cominciare dalla città dove si scende e si sale, come dice una poesia di Oreste Lopomo. Forse con più indulgenza sul cerimoniale istituzionale tra le città, non sempre perfetto. E più attenzione alla sostanza delle cose. Bisogna soprattutto imparare a gioire dei successi degli altri, perché “rischiano” di essere contagiosi e trasformarsi in occasione di benessere per tutti. È il segno della maturità di una comunità. Ed è in questa direzione che, al giro di boa di questa estate che ci mette ancora una volta alla prova, noi spingiamo.

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