04/06/2021 - Donatella Merra, assessore regionale ai Trasporti della Basilicata, ha annunciato con soddisfazione a fine maggio la messa in circolazione di due nuovi complessi ferroviari a 3 casse (gli Swing, da 159 posti ciascuno); inaugurati il 3 giugno, sono andati a infoltire la flotta presente (altri 4 convogli simili). Secondo l’assessore Merra, “le linee interessate sono Potenza Salerno-Napoli, Potenza Metaponto Taranto e Potenza Foggia”. Sembrerebbe entusiasmante, anche tenendo conto che nel PNRR c’è la volontà di rendere più rapidi i collegamenti tra il Nord e il Sud della nostra penisola. Il problema, però, è che gli interventi previsti per il tratto Salerno-Reggio Calabria sono caratterizzati dall’Alta Velocità di Rete (AVR) – massimo 200km/h – e non dall’Alta Velocità/Alta Capacità. Che significa questo? Senza tecnicismi: si potranno immettere nuovi treni, aumentare le corse e le locomotive a disposizione anche da qui ai prossimi dieci anni. Il problema è che – e lo ripeteremo fino allo sfinimento – serve nuovo materiale in termini di infrastrutture ferroviarie. Nuovi percorsi, nuove tratte in grado di reggere velocità fino a 300 km/h.
Non ha senso ridurre di 45 minuti il tempo di percorrenza Roma-Reggio Calabria a fronte di cinque ore di viaggio; nel percorrere la tratta Napoli-Roma, ad esempio, si riescono a raggiungere anche i 300 km/h. Che senso ha parlare di alta velocità, se poi le possibilità si abbassano man mano che si abbassa la latitudine in Italia? E, si badi bene, non si intende evocare la velocità su rotaia presente in altri Stati del mondo. Semplicemente si chiede che l’Italia smetta di muoversi su due binari differenti. I trasporti servono a connettere un Paese, non a marcarne le differenze. In forma di domanda: è possibile avere un’Italia che si muova ad una velocità unica?
