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Stellantis, la crisi del lavoro notturno

Il turno salta per la carenza di semiconduttori e gli operai di Melfi vedranno tagliati significativamente i propri stipendi.

14 maggio 2021
2 min di lettura
14 maggio 2021
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14/05/2021 - Come vi sentireste se vi dicessero che non dovete lavorare di notte? E se questo comportasse un taglio di 500 euro dal vostro stipendio, già ridotto dalla cassa integrazione, come vi sentireste? Perché questo è quello che è successo ai dipendenti Stellantis dello stabilimento di Melfi, a dispetto di quanto era stato stabilito negli impegni dello scorso 15 aprile. Una beffa, così come definita dai sindacati di categoria Fim, Uilm e Fismic, che sperano non si prosegua così per tutta l’estate. “È il momento che Stellantis, oltre a dirci cosa vuole davvero fare” dichiarano le associazioni dei lavoratori “si fermi e faccia un vero passo indietro, altrimenti nelle prossime ore il sindacato lucano farà un passo in avanti, mettendo in campo ogni azione sindacale necessaria per gridare al mondo intero che Melfi c’è, e che i lavoratori di Melfi vanno rispettati”.

A contribuire a questa situazione, oltre alla generale contrazione delle economie dovuta alla crisi sanitaria, c’è un problema che riguarda l’intero pianeta, ed è la carenza dei semiconduttori. In particolare il settore dell’automotive è stato colpito dall’assenza di componenti e microchip necessari per garantire la produzione. Il mercato dell’auto è stato quasi fermo per un anno, mentre la domanda si è spostata sulla produzione di computer e data center, che hanno assorbito quasi completamente l’offerta. Per questo motivo, secondo gli esperti il problema potrebbe sussistere fino al 2022. E certo alcune conseguenze sarebbero state impensabili qualche anno fa, e forse mai i turnisti avrebbero pensato di riporre speranze nel turno notturno. Eppure nelle crisi sopravvive chi riesce ad adattarsi meglio, ed è il caso per esempio di Toyota che, forte dell’esperienza del maremoto di Fukushima del 2011, ha sviluppato un piano di stoccaggio delle risorse che copre tutto il fabbisogno aziendale da due a sei mesi.

È da dire però che se c’è la crisi a Melfi, in uno degli stabilimenti che nel 2000 è risultato tra i più produttivi al mondo, allora il problema non è solo lucano, ma quantomeno nazionale. 

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