02/04/2021 - Non poteva esserci notizia più afflittiva e più dolorosamente simbolica, nella settimana di Passione, di quella che ha riguardato l’Hospice dell’ospedale San Carlo di Potenza, dove un focolaio di Covid ha costretto a bloccare i ricoveri e a trasferire alcuni malati terminali in altri reparti. Il reparto è stato poi sanificato. Questo virus che si accanisce già con chi è avanti nella vita, ha travolto anche la cura, il sostegno palliativo e il decoro degli ultimi, di chi non ha più speranza. Un Calvario davanti al quale siamo chiamati, come comunità, a un rispettoso silenzio, ma anche a una ostinata ricerca di un nuovo, autentico patto solidale, come quelli che più volte la Basilicata, nella sua storia, ha mostrato di saper stringere. I giorni della Pasqua qui erano i giorni delle vie crucis del Vulture, del Golgota sulla Gravina di Matera, la Palestina lucana, il luogo del passaggio, della crocifissione e dell’attesa Resurrezione. È la lunga storia di sofferenza di quella parte della nostra regione, toccata da una luce particolare in questa stagione, che ha saputo svelare agli occhi del mondo la crudezza del rapporto tra l’uomo e il suo ambiente ma anche la nostra ostinata capacità di resistenza e sopravvivenza a ogni avversità. È a quest’istinto, che è nel Dna della regione dei tanti paesi difficili, che dobbiamo guardare, con un linguaggio vero e un impegno diffuso e concreto a ogni livello, senza un corpo a corpo su questioni cruciali come il lavoro, che mancherà sempre di più, la salute, che bisogna mettere al sicuro, le nostre libertà, soffocate da un accanimento del sospetto, che spinge oggi qualcuno, a Potenza, a chiamare vigili urbani contro sparuti gruppetti di diciottenni fermi a mangiare yogurt in una deserta via Pretoria. Insomma, siamo al nostro Passaggio, laicamente sorretti dalla certezza di una vicina rinascita, con gli occhi aperti su quello che succede nel mondo ma con lo sguardo attento ai bisogni delle nostre prossimità. C’è poco da esultare per il medico aggiunto con due infermieri inviati dal generale Figliuolo a supporto della task force vaccinale, c’è invece molto da fare per accelerare le prenotazioni vaccinali, avere un quadro chiaro delle categorie fragili raggruppate ora in un’organizzazione che chiede ascolto (chi le individua, i medici di base hanno già un elenco?), essere credibili sulla riorganizzazione del ritorno a scuola (era evidente che quel 26 marzo indicato quindici giorni fa sarebbe slittato), capire in fretta, con serietà e credibilità istituzionale, come vogliamo progettare il futuro che arriverà, perché arriverà di certo, e questa regione rischia di farsi trovare impreparata, distratta dall’ansia di una “operazione simpatia” che rischia però di tralasciare, confondendo le priorità, le questioni vere e urgenti.
E buona Pasqua.