02/04/2021 - La più grande incognita del futuro è il lavoro. Molti studiosi sostengono che l’intelligenza artificiale aumenterà vertiginosamente la disoccupazione, rendendo sempre più urgenti politiche di sostegno statale attraverso redditi di cittadinanza. Chi propone soluzioni teoriche e politiche parla della necessità di specializzarsi, di innovare, di acquisire sempre nuove competenze tecnologiche. E per chi è manodopera generica? Cosa ne sarà dei non-specializzati, dei non-geni, dei non-studiosi, dei non-nerd? Viviamo nella retorica asfissiante della “eccellenza”, anche in Basilicata. Ma cosa ce ne facciamo di tutto ciò che “eccellenza” non è? È come se per le persone normali non ci fosse più spazio, se non per “lavoretti” da sotto occupazione tipo lumpenproletariat, il sottoproletariato citato da Marx. Cose ne sarà, dunque, dei “generici”? Ci sarà ancora posto su questa terra per chi non è mai stato famoso nemmeno per cinque secondi o non è un genio dell’ingegneria nucleare o della biochimica?