09/04/2021 - C’è un report redatto dal ministero dell’Interno che illustra i dati degli atti intimidatori nei confronti dei politici locali, ed è elaborato sui resoconti trimestrali prodotti dalle prefetture e dal servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, parte del Dipartimento della pubblica sicurezza.
Per l’anno 2020 c’è complessivamente una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, per un fenomeno che tuttavia è presente con omogeneità su tutto il territorio nazionale, dal nord al sud, dal centro alle aree periferiche. C’è un dato però, quello della Basilicata, che registra un aumento. Sono state tredici le denunce nella regione lucana, rispetto a una sola nel 2019 e a quattro nel 2018. Le intimidazioni sono avvenute tramite danneggiamenti di beni privati o pubblici, anticipati da minacce verbali o scritte, o missive anonime e offese sui social network. Questa ultima modalità rende più “semplice” l’intimidazione, lasciando spazio agevole ai cosiddetti leoni da tastiera che realizzano condotte minatorie, diffamatorie o offensive. Tali atti sono stati rivolti a sei sindaci, quattro consiglieri comunali e tre componenti di giunta. Le prime cinque regioni che emergono dal report per numero di denunce sono: la Calabria, la Basilicata, la Sardegna, la Liguria e l’Abruzzo. Il clima di tensione sociale è aumentato con l’avvento della pandemia e gli amministratori locali rappresentano spesso il primo fronte della presenza statale, anche quando si tratta di affrontare la rabbia dei cittadini.