26/03/2021 - La cosa più preoccupante è la sfiducia. I dati del rapporto Ires Cgil sul mercato del lavoro in Basilicata ci dicono, con la precisione dei numeri, quello che immaginavamo, e cioè che la crisi sociale è durissima, visto che il blocco dei licenziamenti contiene la dissoluzione dei contratti (a febbraio 2021 sono state 821 mila le ore di Cigs autorizzate dall’Inps in Basilicata con causale “emergenza Covid 19”), che il ceto medio è dentro la nuova povertà (significativi i manifesti affissi per la città sul pasto sospeso) e che – questo è il punto che deve preoccuparci – le forze di lavoro regionali diminuiscono di ben 8.000 unità e scendono a poco più del 37% della popolazione regionale totale. In altri termini, più del 60% della popolazione lucana è inattiva, la disoccupazione giovanile raggiunge il 30%, il tasso di disoccupazione femminile è di quasi due punti più alto di quello maschile, i Neet (giovani non occupati e non in istruzione e formazione) rappresentano quasi un terzo dei giovani lucani, ci sono tendenze all’aumento dell’abbandono scolastico.
Circa 2.000 le aziende lucane con vertenze aperte, per oltre 15.000 addetti coinvolti. Preoccupano le voci di crisi del gruppo Stellantis a Melfi. Quel piccolo ma diffuso mondo della piccola impresa turistica – che aveva investito a Matera (bed & breakfast, bar, locali, esercizi commerciali) sperando in un’onda lunga del 2019 – è in ginocchio e, considerato lo scarto demografico tra nascite e morte, ci sono intere aree della Basilicata destinate all’abbandono per la difficoltà dei servizi (il Senisese, la Collina Materana, l’Alto Basento sono le aree più a rischio di desertificazione). Un quadro fosco e non imprevisto. Ci sono però alcuni segnali di ripresa, come le previsioni sul Pil, la significativa importazione di macchinari e strumenti produttivi, la crescita dei prestiti bancari alle imprese (+7,2% fra novembre 2019 e novembre 2020) che potrebbe trainare gli investimenti, i primi fondi del Next Generation Eu. L’investimento in campo energetico sull’idrogeno e l’attivazione dei benefici della Zes sono poi considerati due punti strategici.
Insomma, nessuno immaginava un quadro più rassicurante, ma visti i dati è appena il caso di aggiungere che la Regione ha bisogno di coesione, a ogni livello, per concentrarsi sulle cose serie e vincere la sfiducia, che è la prima mossa per uscire dal buco nero della crisi.