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Promossa o bocciata: facciamo pace con la nostra città

Potenza vive in un costante corpo a corpo con la sua identità e dimensione. Sarebbe forse più utile accettare serenamente quello che la città è oggi.

12 febbraio 2021
2 min di lettura
12 febbraio 2021
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12/02/2021 - Bisognerà prima o poi fare pace con sé stessi, senza massimizzare gioie e rancori sui social. Non era necessario finire nella fotogallery del Corsera per riconoscere che una piazza, “La” piazza di Potenza, firmata, nell’ultimo rifacimento, da Gae Aulenti, è proprio bella, di quelle belle del nostro Sud con il Massimo cittadino e la Prefettura e i tavolini al bar per un caffè vista Storia e Passeggio. Eppure piazza Mario Pagano è stata negli ultimi anni uno degli argomenti più divisivi a Potenza, per quell’accanimento fazioso tra “pro” e “contro” che tanto ci appassiona e che ci porta a fare a cazzotti basandoci sui gusti personali – come nella memorabile discussione sui pali color marrone – sorretti da chissà quali convinzioni urbanistiche o paesaggistiche.

Smontata e rimontata più volte, oggi che piazza Mario Pagano è stata promossa al grande pubblico, la questione sembra essere definitivamente archiviata, anche per quella tendenza molto umana a convivere con ciò che ormai ci appartiene. Transitano così sulle nostre social time line, con indulgente distacco, anche i “ve l’avevo detto” di chi difese il restyling della piazza della prima ora con buona pace del basolato antico, mentre resta irrisolto quello che nessun architetto potrà mai risolvere: quello è il punto più gelido della città per un incrocio ingovernabile di correnti, tanto che i potentini sacrificano la memoria del grande giurista illuminista cui è dedicata per il più casalingo appellativo “piazza polmonite”.

Ma questa storia è solo una storia, la più emblematica di un lungo corpo a corpo che spesso la città vive con la propria identità e la propria dimensione. Ve la ricordate la questione della statua del leone che ha fatto il giro di mezza città prima di trovare una sistemazione definitiva, accompagnata da così aspre polemiche che sembravano ruggiti usciti dalla statua di marmo? Senza aspettare che qualche giornale si accorga anche della rotatoria di piazza XVIII agosto per arrendersi alla bontà dell’ultimo trasloco, forse è più utile convivere in pace con quello che la città oggi è, in ulteriore e poco governata espansione, senza esaltarsi se gli altri la scoprono all’improvviso, senza deprimersi se siamo in coda ad altra bellezza. Magari scherzando (ma in fondo dicendo il vero) con le cose che gli altri non hanno. Sì, fa un freddo terribile da queste parti, ma vuoi mettere che non si vede ronzare una zanzara? E poi c’è Matera, perché anche piazza Vittorio Veneto è stata promossa. Ma questa è un’altra storia. Di cui a Potenza nessuno vuole parlare.  

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