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Fallimenti, la Basilicata è in testa

Rapporto Cerved: i numeri delle procedure sono bassi, ma soltanto per la paralisi giudiziaria dovuta al Covid.

19 febbraio 2021
2 min di lettura
19 febbraio 2021
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19/02/2021 - C’è il blocco dei licenziamenti ma c’è anche il blocco dei tribunali per le procedure fallimentari. E così, nel terzo trimestre del 2020 “gli effetti della crisi economica innescata dalla pandemia non si riflettono ancora sulle chiusure di impresa. Dopo il crollo delle procedure del secondo trimestre, dovuto al lockdown e alle misure di improcedibilità dei fallimenti previste nel Decreto Liquidità, anche nel terzo trimestre del 2020 le chiusure di impresa si confermano in calo”. Lo dice un’analisi del Cerved, rilevando che il calo risulta più marcato per le procedure non fallimentari (-45%) e i fallimenti (-30%) e più contenuto per le liquidazioni volontarie (-9,6%). Nel contesto di un calo generalizzato delle chiusure, gli ultimi due mesi del trimestre evidenziano segnali di rialzo delle procedure fallimentari e non fallimentari nel settore dell’industria. Le liquidazioni volontarie invece fanno registrare segnali di rialzo più marcati nei servizi, anche se, in questo caso, le procedure sono ancora in calo rispetto al 2019.

Ma, come per i licenziamenti per quanto riguarda il mercato del lavoro, così anche qui che parliamo delle imprese, siamo davanti a numeri “calmierati” dalle misure di contenimento della pandemia. “L’introduzione di nuovi dispositivi normativi, la sospensione delle attività economiche e degli uffici amministrativi, le aspettative degli operatori in difficoltà rispetto a nuovi incentivi, come i finanziamenti agevolati e i ristori, hanno congelato la dinamica delle chiusure provocando un contenimento delle procedure anche nella fase successiva al lockdown”. Vi sono però regioni che vedono aumentare le procedure su base annua, come Basilicata (133,3%), Umbria (9,1%), Friuli Venezia Giulia (6,1%) e Calabria (5,4%), regioni in cui si registra un declino rispetto al 2020 che tende tuttavia a colmarsi (tra queste Liguria: -5,1%, Toscana: -17,4% e Veneto: -21%) e regioni in cui il calo risulta ancora ampiamente superiore all’anno precedente, come il Lazio (-52,5%) e la Sicilia (-46,8%). Considerando il totale dei casi aperti da gennaio a settembre, il dato è negativo in tutte le regioni.

Tra le procedure non fallimentari aperte nel trimestre, i concordati preventivi si confermano i più numerosi, seguiti dagli stati di insolvenza, e liquidazioni coatte amministrative. In base ai dati sono 5 le regioni in cui si osserva un aumento delle liquidazioni in bonis (cioè volontarie) nel terzo trimestre 2020: Val d’Aosta (63,3%), Friuli Venezia Giulia (19,5%), Basilicata (14,7%), Lombardia (13,4%), Umbria (8,1%), Trentino (4,2%) e Molise (14,5%).

Il presidente della Confcommercio di Matera, Angelo Tortorelli, ricorda che ben 2.500 aziende hanno chiuso i battenti in Basilicata nel 2020, 971 in provincia di Matera, e 1531 in provincia di Potenza.

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