26/02/2021 - Si muore solo di Covid? No e non è una bella notizia, soprattutto se la battaglia contro il cancro viene compromessa dal più prevedibile, e perciò intollerabile, disservizio della macchina organizzativa sanitaria: il classico annaspamento tra contratti vecchi e nuovi, “chi deve fare cosa”, incertezze nell’erogazione di servizi da parte di società fornitrici in uscita e in entrata.
È da oltre un anno che gli screening oncologici per utero e colon retto sono bloccati per un braccio di ferro tra il CROB (il Centro di ricerca oncologico) e la società che gestisce le prestazioni. In questo modo alle donne viene, di fatto, preclusa la possibilità di fare prevenzione, considerato anche il blocco degli accessi ai servizi sanitari che c’è stato nella prima metà dello scorso anno causa Covid e le lunghe liste d’attesa che si sono accumulate. Per chi vuole far ricorso ad accertamenti diagnostici di propria iniziativa resta solo la borsa propria in strutture private. Nel frattempo sono partite, puntuali, le interrogazioni in Consiglio regionale e gli esposti alla magistratura, che però non hanno certo la capacità di intervenire sulla decisione emotiva (ed economica) di una parte della popolazione femminile spinta negli anni passati a sottoporsi allo screening dal calendario del programma pubblico di prevenzione.
Sono circa 30mila le donne in attesa mentre la macchina promozionale della Regione Basilicata “Battere il cancro”, che annunciava l’implementazione di numeri di telefono appositi per avere informazioni, è ferma al 19 giugno 2020.