05/02/2021 - Una volta, anzi davvero parecchio tempo fa, l’aggettivo “bianco” stava, in politica, come alternativo a “rosso”; c’erano le cooperative di un colore e dell’altro, la croce e la falce e martello. Paradossalmente la pandemia ha riesumato un analogo arcobaleno, che va dalle regioni rosse (fino al rosso scuro indicato dall’Europa per i casi disperati), con tutti tappati o quasi in casa, alle arancioni e gialle e, ultima tinta introdotta dal governo, bianche.
Regione bianca vuol dire che il Covid è ormai alle spalle. In termini pratici: numero di contagi su media settimanale inferiore a 50 casi per 100 mila abitanti e indice di contagio, il famoso Rt, sempre sotto all’unità. Il che significa bar e ristoranti aperti anche la sera, con le sole limitazioni di distanza minima tra le persone, scuole ed università tutte aperte, riduzione dello smartworking, centri commerciali aperti anche nel fine settimana e ripresa delle attività di palestre e piscine.
Ora la Basilicata sembra essere la regione italiana che per prima potrebbe accedere all’ambito premio di essere dichiarata bianca. Se ci riusciremo nelle prossime due o quattro settimane (le ordinanze del ministero della Salute hanno cadenza settimanale, sempre di venerdì, ma il passaggio da un colore ad uno migliore richiede due settimane di permanenza nella casella assegnata), sarà per la vita quotidiana dei lucani e per l’economia regionale un deciso passo avanti verso la normalità.
Andare verso la normalità non significa però che dall’oggi al domani si cambia e tutto torna come prima della pandemia. Anzi, e al contrario: passare in zona bianca comporta anzitutto una ancora maggiore presa di responsabilità dei singoli, perché, venuti meno i divieti e i vincoli, l’unica difesa dagli assembramenti, che sono la vera e unica contingenza per la quale il virus può trasmettersi, sarà nelle mani delle persone, della loro intelligente prudenza, accompagnata da un’immancabile mascherina, preferibilmente FFP2. Diventare bianchi non è come il “liberi tutti” che gridavamo da bambini giocando a nascondino; è l’esatto contrario, è l’assunzione di quelle responsabilità individuali che potranno portarci fuori da questo incubo.
Stefano Bevacqua