15/01/2021 - I dati Istat hanno certificato che nel 2019 sono stati ben 4.000 i lucani laureati andati a lavorare al Nord, il doppio rispetto al 2018. Ovviamente nessuno è felice di un simile dato e, probabilmente, nessuno ha responsabilità dirette per questo crescente esodo dei cosiddetti “cervelli”. Ripeto, nessuno può essere incolpato per questo dramma sociale ed economico, ma personalmente penso che questo trend negativo sia anche figlio di una mentalità profondamente ostile verso lo sviluppo, l’industria, il manifatturiero, il libero mercato. E poiché il lavoro vero lo crea il mercato e non lo Stato – ma anche su questo sento di essere su posizioni eretiche – è sempre più improbabile che un giovane laureato possa trovare lavoro in Basilicata, perché lo Stato non ha la possibilità – come invece si vorrebbe – di assumere senza limiti tutti questi laureati. Insomma, credo che questi numeri negativi possano scendere nei prossimi anni soltanto in un modo: combattendo sul piano culturale la trasversale e radicata ostilità nei confronti del libero mercato, dell’impresa, dell’industria. Sempre che ai lucani non vada bene vivere da pensionati in un paradiso e costringere i propri figli e nipoti a fare le valigie, quasi sempre con biglietti di sola andata.
Andrea Di Consoli